MANOVRA
Questi termini hanno in marina significati molto estesi e assai diversi.
1. Si intende per manovra l'arte di condurre un vascello, di regolare i suoi
movimenti e di fargli compiere tutte le evoluzioni necessarie sia alla rotta
che al combattimento.
2. Si dà il nome generale di manovre a tutte le cime che servono a governare
e manovrare i pennoni e le vele del vascello, a tenere gli alberi ecc.
MANOVRA:
arte di sottomettere il movimento dei vascelli a delle leggi per condurli più vantaggiosamente possibile; tutta la teoria di quest'arte consiste nella soluzione
del sei problemi seguenti:
1) trovare l'angolo fra l'orientamento della vela
e della chiglia;
2) determinare lo scarroccio del vascello qualunque sia l'ampiezza
dell'angolo fra vela e chiglia;
3) misurare con facilità quest'angolo
di scarroccio;
4) dato l'angolo fra vela e chiglia, trovare l'angolo più
conveniente tra la vela e il vento;
5) dato l'angolo fra vela e chiglia, trovare
l'angolo fra vela e chiglia più conveniente per rimontare il vento;
6)
determinare la velocità del vascello in base agli angoli di incidenza
del vento sulle vele, la diversa intensità del vento, la differente velatura
e infine la diversa ampiezza dello scarroccio.
Il modo di risolvere questi sei problemi esigerebbe eccessivi dettagli; basta
indicare dove poterli trovare e aggiungere un cenno sulle discussioni che la
teoria della manovra ha suscitato tra gli esperti.
Gli antichi non conoscevano quest'arte. Il genovese Andrea Doria, che comandava
le galere di Francia all'epoca di Francesco 1, segnò la nascita della
manovra con una pratica del tutto nuova: egli scoprì che si poteva andare
per mare con un vento quasi contrario alla rotta. Orientando la prua del suo
vascello su una direzione vicina a quella del vento contrario, superava diverse
navi che, lungi dall'avanzare, non potevano che retrocedere, e ciò meravigliò
a tal punto i navigatori di quel tempo che questi credettero che vi fosse qualcosa
di soprannaturale. I cavalieri de Tourville, Duguay-Trouin, Bart, Duquesne portarono
la pratica della manovra a un livello di perfezione che non si sarebbe creduto
possibile. La loro maestria in questo settore dell'arte del navigare si basava
tuttavia solo su molta pratica e su una grande conoscenza del mare. A furia
di procedere a tastoni, questi abili marinai si erano fatti una pratica, un'esperienza
della manovra tanto più sorprendenti in quanto non dovute che al loro
impegno. Nessuna regola, nessun principio propriamente detto li guidava, detto che la
manovra era niente meno che un'arte. Il padre gesuita Pardies è il primo
ad aver cercato di sottometterla a delle leggi: il suo saggio fu adottato dal
cavaliere Renau il quale, forte di una lunga pratica di mare formulò
una teoria assai bella su questi princìpi: questa fu stampata per ordine
di Luigi XIV e fu accettata dal pubblico coli plauso generale. Huyghens attaccò
questi princìpi e sollevò obiezioni che però furono energicamente
respinte dal cavaliere Renau; ma essendosi quest'ultimo sbagliato sui princìpi,
l'errore fu riconosciuto e i marinai dotti videro con rincrescimento crollare
una teoria che si accingevano a mettere in pratica.
Bernouilli prese parte alla disputa, riconobbe alcuni errori in Huyghens, li
seppe evitare e nel 1714 pubblicò un libro intitolato Essai d'une nouvelle
theorie de la manoeuvre des vaisseaux. I dotti accolsero quest'opera ma i marinai
la trovarono troppo complessa e i calcoli analitici di cui era corredata la
resero difficilmente accessibile ai piloti. Pitot, dell'Accademia delle scienze,
lavorando sui principi di Bernouilli compilò tavole di estrema utilità,
vi aggiunse svariate novità e pubblicò la sua opera nel 1731 col
titolo di "Théorie des vaisseaux reduite en pratique". Saverien infine,
noto per diversi lavori, ha pubblicato nel 1745 una nuova teoria alla portata
dei piloti; Bouguer e Gensane l'hanno criticata e Saverien ha risposto; è
da tutte queste opere che si può ricavare la teoria della manovra, che
i marinai hanno sempre molta difficoltà ad abbinare alla pratica.